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Updated: 1-02-2006; 15:41:52.

 Giovedì, 26 gennaio 2006

Puntuale mi presento alla stazione centrale per prendere il mio Eurostar per Trieste. Anzi, arrivo in anticipo perché inizio a cercare un taxi due ore prima. Ormai sono preparato, lo so che a Milano i taxi non ci sono quando piove, quando nevica, quando c'è SMAU, quando c'è la moda, quando c'è lo sciopero dei taxi, nelle ore di punta e in ogni altro momento dell'anno.

Il treno arriva in ritardo e una marea di gente tenta di entrare nel marciapiede d'imbarco mentre la marea di gente che era sul treno tenta di uscire dal marciapiede d'imbarco. Si crea un ingorgo di viaggiatori e bagagli. Certi preferiscono scavalcare i binari piuttosto che essere schiacciati nella bolgia. La folla, per definizione stupida, si accalca per cercare di superare gli altri, finendo per rendere più denso il centro in cui i due gruppi si incrociano. Un paio d'imbecilli signore decidono che è meglio affrontare la ressa senza il carrello, e quindi lo abbandonano in mezzo al casino, decine di persone iniziano ad inciampare. Mai vista una cosa del genere, stiamo dieci minuti solo per salire sul treno (dove i posti sono comunque prenotati, quindi non ha nessun senso correre per accaparrarseli).

Alle 16.55, ora prestabilita per la partenza, il treno rimane fermo in stazione.

Alle 17.20, sempre a treno fermo, ci informano che a causa delle avverse condizioni del tempo il treno subirà dei ritardi.

Alle 17.45 ci informano che il treno è stato soppresso. A questo punto tutti scendono e si mescolano in una folla isterica che si accalca nella stazione, drappelli di turisti stranieri vagano senza guida a destra e a manca, drappelli corrono di marciapiede in marciapiede cercando di abbandonare la città mentre una voce metallica e inesorabile annuncia a ripetizione la soppressione di altri treni.

Io afferro la preziosa carta "cliente affezionato e contento" di Jolly hotel e prenoto al volo una stanza, prima che la calca si renda conto di non aver vie di fuga.

Ed è da quella stanza che vi scrivo ora, sempre prigioniero a Milano.

Tenterò di fuggire di nuovo domani con un Intercity delle 9 (su cui, per ora, il sito delle FS non mi consente di prenotare un posto).

A dir la verità pensavo di risparmiarvi il post finale sul tema "quanto sembriamo terzo mondo arrivando dall'america". In fondo lo hanno già scritto in tanti, e poi mentre una volta mi divertiva oggi mi infastisce un po'. Quando degli amici americani iniziano con il loro senso di superiorità cerco sempre di ridimensionarli con il nostro senso di superiorità: eccheccavolo, noi siamo europei!

Avevo deciso di soprassedere sulla totale mancanza di indicazioni appena arrivati a Malpensa, sul poliziotto che urla (solo in italiano) "I passeggeri europei da questa parte!", sulla cameriera scorbutica che prende a male parole uno che non riesce ad ordinare da solo un cappuccino perché probabilmente è bulgaro e lei parla solo brianzolo, in fondo sono sempre le stesse storie trite e ritrite, e gli americani ti offriranno magari un servizio migliore (sempre), ma spesso sono stupidi oltre ogni immaginazione per risolvere i problemi più semplici.

Poi, verso le 9 di stamattina, ha iniziato a nevicare un po'. Niente di tale, stando in piedi in un terminal dove il rapporto poltrone/passeggeri è di circa 1:5, si vedeva qualche fiocco cadere. Arrivata l'ora di abbordare il bus che porta all'aereo c'era uno strato di mezzo centimetro di neve al massimo.

Dopo una mezz'oretta seduti nell'aereo pronti a partire il capitano ci ha detto che avremmo avuto un ritardo di 40 minuti a causa della procedura di de-icing. 15 minuti dopo ci annunciavano un ritardo di 5 ore e che ci avrebbero riportato al terminal. Arrivati al terminal ci hanno detto che il volo era cancellato e ci saremmo dovuti arrangiare per arrivare a Trieste.

Quindi eccomi qua, ho trovato rifugio dai vecchi amici di Top Digital, aspettando che arrivi l'ora del treno per casa potendo ricaricare le batterie del computer (vi ho detto che non ci sono prese di corrente negli aeroporti italiani?) e non posso che vomitarvi adosso tutto il mio disgusto per questo paese di cialtroni in cui un aeroporto costruito in una delle zone più fredde della pianura padana viene chiuso per qualche fiocco di neve.


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© Copyright 2006 Paolo Valdemarin.