La pubblicità di un famoso ISP dell'epoca invitava i giovani a diventare accatiemmellisti, i siti si facevano in gran parte compliando direttamente le pagine in questo nuovo ed arcano linguaggio, poco evoluto sia per i grafici sia per i programmatori. Noi facevamo siti in html.
Poi tra il 1998 ed il 1999 interfacciare dei web server con dei database era ormai cosa comune, e ci venne l'idea di fare un qualcosa che consentisse ai nostri clienti di cambiare da soli i contenuti dei propri siti, contenuti che avremmo archiviato in dei database. La strategia era semplice: a noi l'impostazione del sito, della grafica generale, l'hosting e tutti gli aspetti tecnologici; ai clienti il compito di mantenere il proprio sito aggiornato.
Allora non lo sapevamo: come molti altri avevamo pensato ad un content management system, per gli amici CMS.
Alcuni mesi ed alcuni venture capitalist più tardi avevamo IdeaTools, un sistema che ci permetteva di riconsegnare ai nostri clienti le chiavi dei loro siti. Da allora abbiamo aperto più di 200 siti sui nostri server e migliaia su server di nostri clienti, l'applicazione è migliorata e siamo molto contenti dei risultati: è a tutt'oggi il nostro business principale. Ma il punto non è questo.
Negli anni del boom della new economy i CMS sembravano nascere come funghi e le aziende si accalcavano sulle porte dei più prestigiosi per poter spendere miliardi di lire (non era assolutamente il nostro caso) per poter scrivere sulle loro home page "Powered by ...", stava bene sul sito, stava bene sui business plan. Ho conosciuto aziende che sono fallite prima di riuscire ad aprire uno di questi siti miliardari, ma anche questa è un'altra storia.
Sempre nel periodo del boom, ma la cosa continua a tutt'oggi, sono nati dei CMS open source e dei CMS a basso costo per la gestione di piccoli siti: i weblog.
Questo ha consentito a moltissime persone di essere esposte a questo tipo di tecnologia e ad innamorarsene: se si può gestire un piccolo sito così semplicemente, si può fare anche per siti più complessi. Ed è vero.
Credo che uno dei sottoprodotti positivi del successo dei weblog sia proprio il fatto che sempre più gente sappia dell'esistenza dei sistemi di content management e se ne interessi.
Purtroppo questo ha anche un risvolto negativo: questi sistemi costano molto poco o sono perfino gratis.
Capita così che ogni tanto qualcuno ci chieda di creare un sito e rimanga meravigliato da un preventivo di alcune migliaia di Euro. "Ma come? Il software non è gratis?".
Un sito internet per un'azienda è la somma di varie componenti e del lavoro di molti professionisti: programmatori, grafici, sistemisti, personale d'assistenza nonché server, housing, banda, aggiornamenti, ecc.
Anche se una delle componenti del mix, il software appunto, ha ormai costi molto bassi o in qualche caso nulli, il lavoro di questi professionisti ha un valore costante, così come il costo dell'hardware, della banda e dei servizi di connettività sebbene sia sceso non è di certo diventato nullo.
Il giorno in cui nasceranno i primi supermercati open source, quelli in senza cassa dove ognuno potrà entrare, riempirsi il carrello ed uscire, forse si riusciranno ad avere siti internet potenti, dinamici e personalizzati gratis o a poche decine di euro.
Fino ad allora toccherà pagare.