Segnalato sia da Aristide che da Antonio Tombolini, sono finito su questo post di Lorenzo Lombardi che tra le altre cose dice:
Ciò che è fondamentale capire per chi si sta considerando di usare dei blog per comunicare è che la conversazione on-line su un'azienda e sui suoi prodotti succede che l'azienda lo voglia o no. Se bevo un vino cattivo lo scriverò sul mio blog, e chiunque cercherà il nome di questo vino su google, troverà la mia opinione accanto al sito inutile e patinato dell'azienda.
A questo punto l'azienda può scegliere tra: partecipare alla conversazione (e il modo migliore per farlo è un proprio blog), oppure far finta di niente.
Fino a qualche tempo fa far finta di niente poteva anche funzionare. Oggi funziona sempre meno, ed espone l'azienda a rischi che non può permettersi di correre in rete.
La definizione di Wikipedia che Lombardi cita imho è sbagliata, riafferma quest'idea di "blog luogo pubblico in cui chiunque può scrivere" che può indicare certi blog ma certamente non tutti. Un blog non deve avere i commenti e non deve ospitare le opinioni dei lettori; un blog dev'essere uno strumento efficiente per raccontare la propria attività in modo personale e onesto. Raccontare di una vendemmia non all'altezza delle aspettative è un buon modo per avvicinare il proprio pubblico alla vita dell'azienda. Negare l'evidenza non potrà essere di alcun aiuto.
PS: vedi anche i commenti di Gigi Tagliapietra.
Allora la domanda è: si può permettere un[base ']azienda di essere sempre sincera e spontanea? Se la vendemmia è andata male si può permettere di dire ai propri clienti che forse quell[base ']annata non è un granché? O si può permettere che in un post di presentazione di un vino ci sia qualcuno che commenta in maniera negativa? Io non credo. La soluzione sarebbe quella di moderare o non permettere i commenti, ma allora che blog ne risulterebbe? Allora che differenza ci sarebbe fra un blog è una pagina delle news?Non mi preoccupa tanto il fatto che degli "esperti" facciano questo tipo di affermazioni in giro per tavole rotonde e siti web, mi preoccupa il fatto che quest'opinione sia in fondo piuttosto diffusa.
Per questo ritengo che il blog non sia lo strumento adatto ad un[base ']azienda.
Ciò che è fondamentale capire per chi si sta considerando di usare dei blog per comunicare è che la conversazione on-line su un'azienda e sui suoi prodotti succede che l'azienda lo voglia o no. Se bevo un vino cattivo lo scriverò sul mio blog, e chiunque cercherà il nome di questo vino su google, troverà la mia opinione accanto al sito inutile e patinato dell'azienda.
A questo punto l'azienda può scegliere tra: partecipare alla conversazione (e il modo migliore per farlo è un proprio blog), oppure far finta di niente.
Fino a qualche tempo fa far finta di niente poteva anche funzionare. Oggi funziona sempre meno, ed espone l'azienda a rischi che non può permettersi di correre in rete.
La definizione di Wikipedia che Lombardi cita imho è sbagliata, riafferma quest'idea di "blog luogo pubblico in cui chiunque può scrivere" che può indicare certi blog ma certamente non tutti. Un blog non deve avere i commenti e non deve ospitare le opinioni dei lettori; un blog dev'essere uno strumento efficiente per raccontare la propria attività in modo personale e onesto. Raccontare di una vendemmia non all'altezza delle aspettative è un buon modo per avvicinare il proprio pubblico alla vita dell'azienda. Negare l'evidenza non potrà essere di alcun aiuto.
PS: vedi anche i commenti di Gigi Tagliapietra.
10:14:32 AM comments: trackback: