La mia ultima gita a Londra è stata rapida e dedicata soprattutto a lavorare (ho comunque fatto un salto all'Apple Store e ho
recuperato un iPod Shuffle ;-), ecco comunque alcune riflessioni con cui sono tornato a casa.
L'economia inglese va bene. Da un lato il governo dice che
l'inflazione è al minimo degli ultimi 20 anni e che il prossimo passo è
creare posti di lavoro remunerati meglio, visto che anche la
disoccupazione è ai minimi. Ma anche parlando con clienti e
collaboratori c'è una diffusa impressione di fiducia e voglia di
investire. Venendo da un paese in cui ti dicono che la crisi è dovuta
soprattutto a fattori internazionali e dove le imprese sembrano aver
perso le chiavi delle proprie casse ci si rimane un po' male.
C'è della stampa "autorevole ed indipendente". Questa non è solo
la definizione con cui la gran parte degli inglesi definisce la BBC, è
un dato di fatto. Tanto per fare un esempio Blair ha di fatto iniziato
la campagna elettorale negli ultimi giorni affermando però che di
campagna elettorale non si tratta. Al telegiornale della sera il
giornalista della BBC che ha intervistato il primo ministro gli ha
detto chiaramente in faccia di non credergli ed ha ribadito in chiusura
del servizio come secondo lui si trattasse di vera e propria campagna
elettorale. Al TG1 questo catapulterebbe istantaneamente chiunque nel
limbo dei giornalisti disoccupati.
Londra è cara, carissima. Alberghi cari, ristoranti cari, taxi cari, metropolitana cara, scarpe e abbigliamento
economici.
In realtà non è affatto vero ma con i prezzi che da qualche tempo
applicano i commercianti italiani un paio di scarpe in Bond Street ha
un prezzo assolutamente comparabile ad una qualunque bottega di
Gradisca d'Isonzo. Roba da non crederci.