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Il mio biglietto da visita.




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Updated: 25-03-2007; 17:50:01.

Paolo's Weblog.

 Domenica, 25 marzo 2007

Diavolerie moderne
I giovani italiani restano indietro rispetto all'Europa. Vista da dove sono la differenza è ancora più impressionante. E non sono solo i giovani, nell'articolo linkato si legge:
Solo un giovane italiano su tre può considerarsi davvero esperto alle prese con "file, account" e altre diavolerie e solo 8 su 100 si sono cimentati in "acquisti elettronici".
...se per un giornalista i cui articoli finiscono su repubblica.it "file" e "account" sono "diavolerie", siamo messi proprio male.

 Mercoledì, 21 marzo 2007

Esco un attimo
Proprio mentre iniziano le due settimane più dense di *camp, cene e eventi bloggaroli italiani, io me ne vado per una decina di giorni di California, a lavorar sulla nuova versione di PeopleAggregator e incontrare un po' di amici. Mi raccomando: divertitevi ma non fate troppo casino.

 Lunedì, 19 marzo 2007

Educazione 1.0
Che nelle aule non si possa usare il telefono cellulare mi sembra una cosa sacrosanta.

Credo che non si dovrebbe neanche parlare, urlare, andare in giro e fare casino, sarebbe opportuno comportarsi in modo educato e avere sempre rispetto per chi parla.

Questo nelle aule di Montecitorio, di Palazzo Madama e in tutte le aule dei tribunale del paese.

Della scuola parliamo un'altra volta.

 Sabato, 17 marzo 2007

Google e Gapminder
Uno degli interventi più interessanti a Le Web 3 è stato quello di Hans Rosling, un professore svedese esperto in "International Health" la cui azienda Gapminder ha sviluppato un'applicazione chiamata Trendalyzer che serve a visualizzare e mettere in relazione tra loro dati che altrimenti sarebbero difficili da comprendere. A Parigi ci illustrò con una serie di animazioni lo stato dell'evoluzione umana attraverso l'analisi di vari dati raccolti dalle Nazioni Unite in una presentazione divertente e molto interessante.

E' notizia di ieri che Google ha acquisito Trendalyzer. Potete giocare voi stessi con alcuni dati in questa pagina di prova.

Information overload e pesca al salmone
Proprio in questi giorni, spinto dal successo registrato tra coloro che hanno partecipato a SXSW (e tra tutti quelli che non hanno partecipato ma avrebbero voluto), Twitter sta innescando una nuova serie di discussioni sull'attenzione: ci si domanda come fare a gestire l'enorme flusso di informazioni che questi nuovi strumenti generano. Solo nell'ultimo giro di aggregatore ho trovato questi due post che parlano attorno al tema.

Io credo che ci stiamo muovendo da un modello di accesso all'informazione basato su filtri, ad un modello basato su un flusso continuo di informazioni fortemente influenzato dal nostro network sociale.

Con il modello precedente era indispensabile valutare tutte le informazioni provenienti dalle fonti selezionate, un momento di disattenzione poteva causare la perdita di notizie importanti e quindi non ci si poteva permettere alcuna distrazione.

Il nuovo modello di informazione si basa su un mix di informazioni provenienti da fonti primarie e informazioni provenienti da persone scelte nei network sociali a cui apparteniamo: blog, twitter, instant messaging, ecc, tutte fuse in un unico flusso che ci passa continuamente davanti e che viene analizzato dalle nostre applicazioni.

Stowe Boyd scrive in un post molto interessante:
This traffic flow -- made more liquid by RSS and instant messaging style real-time messaging -- is the primary dynamic that I believe we will see in all future social apps. Yes, we will want to have our traffic cached -- for search and analysis purposes -- but we will increasingly move toward a flow model: where the various bits that we craft and throw into the ether -- blog posts, calendar entries, photos, presence updates, whatever -- will be picked up by other apps, either to display them to us, or to make sense of them. We want to consolidate all into one flow -- a single time-stamped thread -- that all apps can dip into.
Ovviamente questo il flusso di informazioni generato è ordini di grandezza più grande rispetto a quello precedente e quindi non può essere gestito con il metodo del filtro: l'enorme quantità di informazioni crea immancabilmente un sovraccarico ingestibile.

Fortunatamente però questo flusso tende a contenere informazioni altamente ridondate ed è quindi perfettamente compatibile con il tipo di attenzione parziale che possiamo dedicargli: non è necessario guardarlo e filtrarlo in continuazione, se un'informazione è rilevante tenderà ad essere ripetuta diverse volte dal nostro network sociale composto da persone che il linea di massima abbiamo scelto perché in grado di selezionare informazioni in modo compatibile con i nostri interessi.

Ormai è da una dozzina d'anni che uso la rete e devo dire di non essermi mai sentito così ben informato su quello che succede nel mondo, nel mio settore e sul punto di vista delle persone che conosco o con cui collaboro: per quel che mi riguarda il sistema funziona perfettamente. Non sto neanche tentando di leggere tutti i post che il mio aggregatore raccoglie, tutte le cose che scritte da chi conosco su Twitter (che mi guardo bene da configurare in modo da mandare messaggi al mio cellulare) e tutto sommato anche di quello che mi arriva attraverso la posta elettronica.

Ho però questo ideale flusso di informazioni, quasi perfettamente canalizzato nel mio aggregatore, che guardo quando ho tempo (questo si anche dal cellulare) e da cui "pesco" le informazioni rilevanti. Avete presente il documentario con gli orsi che prendono al volo i salmoni nel fiume? Non è più necessario prendere tutti i salmoni che passano, l'importante è selezionare bene il fiume ed essere sicuri che quando serve i salmoni ci siano.

 Venerdì, 16 marzo 2007

Google bombing
The image [base

Non resta che vedere quanto tempo ci vorrà prima che qualcuno chieda a Google di rimuovere questo risultato.

I had a dream
Da qualche giorno mi viene sempre più spesso in mente uno scenario futuro in cui giovani, ricche ed educate persone nate oggi in paesi che noi genericamente chiamiamo "terzo mondo" verranno in ferie in Italia, attratti dalle infrastrutture alberghiere internazionali e affascinati da migliaia di anni di storia e monumenti, e verranno serviti da italiani simpatici e un po' cafoni che si rivolgeranno loro nell'inglese maccheronico di Rutelli. E magari gli faranno anche una foto.

 Giovedì, 15 marzo 2007

Daniel Silvestre?
Doh

Probabilmente mi sfugge qualcosa, ma perché nella pubblicità di iTunes Apple traduce i nomi degli artisti?

Monty Show
Il bel Montemagno inaugura un nuovo show in cui, accanto ad illustrissimi colleghi, sono finito anch'io a dire la mia. Auguri.

Cosa fare con un PC a un congresso
Virginia Volonté risponde alle mie critiche della settimana scorsa chiedendo in un commento cosa mai avrebbe potuto fare con un computer durante un convegno. In effetti è un'ottima domanda la cui risposta non è affatto scontata a meno che non si appartenga alla minuscola minoranza di quelli che vanno ai agli incontri high tech e vivono una perversa "vita digitale" di un certo tipo. Cerco di rispondere con una lista di attività che si svolgono abbastanza normalmente ai congressi che frequento, non voglio assolutamente dire tutti gli incontri si dovrebbero svolgere in questo modo, ma credo anche che dall'ambiente universitario ci si potrebbe aspettare un po' di innovazione in più.

Cosa si può fare con un computer connesso in rete durante un congresso:
  • Conversare con gli altri partecipanti via instant messaging. E' un po' come sussurrare nell'orecchio a quello che ti sta seduto vicino, ma non si disturbano gli altri. Spesso potersi confrontare in tempo reale arricchisce la comprensione dell'evento.
  • In certi congressi esiste un backchannel a cui tutti possono partecipare. Si tratta di una chat IRC in cui si discute in tempo reale cosa succede sul palco. In qualche caso questo canale viene proiettato su uno degli schermi, consentendo l'interattività con i panel. Alcuni considerano i backchannel una pura fonte di distrazione. In parte è vero, ma devo anche dire di aver scoperto nei backchannel di qualche conferenza cose che altrimenti non averi mai saputo.
  • Raccontare sul proprio blog quello che succede alla conferenza, o semplicemente pubblicare gli appunti che si prendono. Io non sono affatto bravo a fare questo tipo di live blogging, ma ho vari amici eccezionali che mi hanno consentito di partecipare a eventi dall'altra parte del mondo senza uscire di casa
  • In qualche occasione mi è capitato di partecipare a sessioni di editing collettivo in cui vengono stesi gli atti del convegno in tempo reale. In pratica diverse persone prendono appunti contemporaneamente sullo stesso documento, ognuno arricchendo a modo proprio il lavoro. Alla fine di ogni sessione, questa viene pubblicata quasi in tempo reale su un wiki.
  • Si può navigare su Internet approfondendo le cose che vengono dette.
  • Si può navigare su Internet facendo cose completamente diverse nel caso in cui gli interventi siano noiosi (!).
  • Si può restare collegati al resto del mondo, continuando a seguire e mandare avanti cose di lavoro (è importante soprattutto se si lavora in settori in cui è difficile permettersi di staccare completamente per i due giorni di un congresso)
  • Conoscere altre persone in sala. Grazie a questi strumenti si riesce a capire chi sono le persone che ci stanno sedute attorno, offrendo molte più occasioni di stabilire contatti interessanti di quanto succeda leggendo in fretta i cartellini con i nomi durante i coffee break.
Capisco che possa sembrare strano fare tutte queste cose quando in teoria sarebbe opportuno stare seduti facendo attenzione a cosa succede sul palco, posso solo rispondere dicendo che stando alla mia esperienza si portano a casa molte più idee partecipando ad eventi come quelli che ho descritto.

 Sabato, 10 marzo 2007

Viaggio nel tempo
Termino la mia settimana milanese ad un convegno all'Università degli studi di Milano Bicocca intitolato "Farmaci e strategie di comunicazione" (l'evento non ha un sito da linkare). Il preside della facoltà ha appena dichiarato che secondo lui oggi la comunicazione non funziona: "ci sono i messaggi, ma non si comunica".

Nell'aula magna di questa moderna università non c'è una rete wifi. Tutti gli interventi vengono letti. Nonostante ci siano diversi studenti, vedo un unico pc aperto oltre al mio.

Tutto questo è talmente lontano dal mondo in cui vivo da farmi sentire quasi imbarazzato.

 Giovedì, 8 marzo 2007

Cisco Expo
Assieme a molti amici, oggi sono a Cisco Expo. Inizia la sessione plenaria del mattino (il nostro show è nel pomeriggio). Welcome to the human network.

 Lunedì, 5 marzo 2007

Blog e User Generated Marketing
Sul blog dell'Art Directors Club Italiano si parla di marche e web.

Un'altra occasione per farvi sentire :-)

Non chiedere cosa tu puoi fare per il web 2.0...
Cips si chiede:
Cosa può fare il web 2.0 per noi giornalisti, in gran parte ridotti a fare gli smistatori di comunicati stampa.
In ordine sparso, ecco alcune risposte che mi vengono in mente:
  • Il web 2.0 vi può aiutare a confrontarvi con una parte di chi consuma il prodotto del vostro lavoro;
  • Il web 2.0 vi può fornire strumenti per documentarvi in modo più efficace e efficiente;
  • Il web 2.0 vi fornisce supporti (come i blog e i wiki) per esercitare il vostro lavoro in una dimensione diversa rispetto a quella in cui si è svolto fin'ora, con la possibilità di inventare e sviluppare modelli di comunicazione prima impensabili;
  • Il web 2.0 vi offre la possibilità di sviluppare network sociali grazie ai quali poter ogni tanto avere qualche parziale risposta a domande come "Cosa può fare il web 2.0 per noi giornalisti". :-)
Sono sicuro che ci siano molte altre e più interessanti risposte.

Social Network per tutti!
Massimo si chiede giustamente a quanti network sociali potremo mai appartenere.

Disclaimer 1: tre le altre cose lavoro per una società che si occupa di sviluppare una piattaforma white label per la gestione di network sociali.

Disclaimer 2: ovviamente viviamo in un momento di hype, quindi in tanti parlano di social network, spesso a sproposito. Non tutto quello che vediamo è effettivamente social networking.

Fatte queste dovute premesse, la mia risposta è che io credo che presto apparterremo a tanti network sociali, così come già ci succede nella vita (il network dei colleghi, il network degli amici, il network dei parenti, il network dei suonatori di chitarra, etc, ect). L'idea alla base di "social network" è quella di aggiungere una dimensione sociale a qualunque attività svolgiamo in rete, dandoci la possibilità (la possibilità, non l'obbligo) di partecipare ad un esperienza in rete assieme ad altre persone.

Si può trattare di scegliere la musica che ci piace di più, di scoprire assieme come si usa al meglio un certo prodotto, di ottenere un appuntamento di lavoro, di sapere cosa stanno facendo i miei amici, di decidere dove andare a mangiare... lo si può fare da soli, ma sempre più persone lo fanno appoggiandosi ad altre persone nei confronti dei quali è si è consolidato un certo tipo rapporto. Potenzialmente ogni prodotto o servizio che usiamo con una certa intensità potrebbe essere collegato ad un network sociale.

Nota bene: non si tratta semplicemente di aprire a chiunque la possibilità di creare contenuti, si tratta di stabilire delle relazioni tra persone.

Perché questa realtà possa esplodere manca ancora l'ampia adozione di un pezzo fondamentale del puzzle: la gestione delle identità. Fino a quando ogni network sociale pretenderà una registrazione unica, costringendo i clienti a iscriversi e ri-iscriversi, impazzendo per mantenere aggiornati i propri profili, non credo che vedremo un vero e proprio boom.

Molti dei network sociali che vediamo nascere in questi giorni spariranno a breve, la formula per il successo di questo tipo di iniziative è ancora molto lontana dalla perfezione, ma non c'è dubbio che le aziende che per prime inizieranno ad interessarsi al tema avranno la possibilità di trarne qualche beneficio.

PS: a questo proprosito Marc Canter approfondisce.

 Sabato, 3 marzo 2007

Web e piccole imprese
Interessante osservazione di Luca De Biase:

Si direbbe che i consumatori si stiano comportando in modo sempre più attivo sulla rete. E che le piccole imprese invece non siano ancora coscienti delle potenzialità che la rete offre loro. Sono ormai milioni le persone che spendono tempo e qualche volta denaro per gestire le loro relazioni online. E sono ancora solo migliaia le aziende che scommettono di poter incontrare nuovi clienti online. Nonostante in Italia ci siano oltre quattro milioni di imprese.

Evidentemente c'è un gap culturale. Nonostante il fatto che la stragrande maggioranza delle aziende italiane sia composta da imprese piccole, piccolissime e minuscole, da un lato c'è ancora l'idea di una comunicazione fatta da "brochure", dall'altro c'è una bassa predisposizione a dare importanza, e quindi priorità, alla comunicazione ("si, capisco, ma io non ho tempo per questa roba").

Paradossalmente un web che sta emergendo oggi, incentrato su persone e conversazioni, assomiglia molto di più alle dinamiche dell'ecosistema italiano fatto di piccole imprese rispetto alla prima ondata di siti web fatti da pesantissimi intro in flash e bandierine svolazzanti.

Credo anch'io che le aziende verranno trascinate in rete dallo spostamento di un numero sempre più grande di clienti sul web. Oggi molte aziende non sentono di dover lavorare in rete perché, non disponendo di strumenti tecnici e culturali adeguati, non riescono a "sentire" quella parte del mercato. Probabilmente quando inizieranno a sentire in modo più significativo la mancanza di business sui propri canali tradizionali, almeno una parte inizierà a guardarsi intorno chiedendosi "ma dove sono finiti tutti?".

Evidentemente questo gap culturale tra imprese e mercato crea delle interessanti opportunità per una nuova classe di aziende che potrà fare della propria familiarità con la rete il proprio vantaggio competitivo.

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Paolo Valdemarin: 2007