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    Updated: 17-12-2007; 16:33:35.

     Venerdì, 21 settembre 2007

    Il Grillo e la Regina
    Accidenti, sono passate due settimane dal mio ultimo post quasi senza che me ne accorgessi.

    Quindici giorni fa in Romagna Stefano si chiedeva e ci chiedeva perché i blogger non avessero discusso più di tanto del fenomeno del V-Day e di Beppe Grillo, e da allora direi che la lacuna è stata colmata: di Grillo hanno parlato praticamente tutti.

    L'idea che mi sono fatto è che Grillo sia tutto sommato non la causa ma poco più di un sintomo della nostra malattia, un po' come sono un sintomo le formidabili vendite de La Casta (che, fatte le dovute proporzioni, mi paiono un segnale ancora più significativo di quello del V-Day).

    Penso che mentre una maggioranza degli italiani abbia capito di averne abbastanza, una minoranza non ha assolutamente colto l'evoluzione in corso.

    Di recente mi è capitato di vedere il bel film "The Queen". Racconta la storia, a quanto pare basata su testimonianze di prima mano, della famiglia reale inglese nei giorni immediatamente successivi alla morte di Diana, giorni in cui la corona non riuscì nemmeno lontanamente a capire quale fosse il sentire del suo popolo. Così mentre il neoeletto Tony Blair conquistava il cuore degli inglesi con sentiti discorso, la casa reale non metteva neanche la bandiera a mezz'asta sul Buckingham Palace (perché la bandiera su Buckingham Palace non si mette mai a mezz'asta: serve ad indicare la presenza della Regina) né si preoccupava di rilasciare dichiarazioni (in fondo dopo il divorzio Diana non apparteneva più alla famiglia). Mentre il popolo sentiva il bisogno di stringersi attorno a dei simboli, i reali reagivano con distacco perché questo era sempre stato il comportamento "proper" da tenere.

    Ecco: sentendo le risposte di Fassino alle provocazioni di Grillo, seguendo i casini che sono successi ieri al Senato attorno a delle oscure questioni riguardanti la Rai, cercando di cogliere una minima innovazione nei discorsi di Veltroni, mi è tornata in mente Elisabetta II e ho pensato: "questi non hanno la minima idea di cosa stia succedendo qua fuori".

    E' una questione di linguaggio, di contenuti, di stile: ormai sono due pianeti completamente separati.

    E la nostra classe politica è in ottima compagnia: assieme a loro non stanno capendo un bel niente neanche la gran parte dei giornalisti televisivi e della carta stampata (che in effetti stanno iniziando a sentire dei brividi lungo il collo, ma non ne capiscono il motivo). A rifletterci è logico: i due sistemi si alimentano l'uno dell'altro e sono quasi del tutto indipendenti dal resto del paese (e poi accusano noi di autoreferenzialità!).

    Se vogliamo cogliere un barlume di speranza in tutto questo, forse il fatto che Grillo abbia dimostrato che strumenti di comunicazione diversi dai media tradizionali possono contribuire a spostare pezzi significativi di opinione pubblica in una qualsiasi direzione sia un buon segno.

    Sul piano della comunicazione, guardando i numeri è evidente che non è un blog a fare la differenza. Quello che cambia è la forma virale attraverso cui circolano le idee, il fatto che ci fidiamo molto di più delle persone che della pubblicità o della comunicazione istituzionale. Stando a quei numeri e considerando la scarsa copertura mediatica del V-Day, un sacco di gente è scesa in piazza quel giorno non perché avesse visitato il blog di Grillo, ma perché influenzati da altre persone a loro volta influenzate da persone grazie ad una reazione a catena messa in movimento da un blog e una "minoranza rumorosa".

    Sono perfettamente d'accordo con Luca quando lamenta la scarsità di opinioni di rilievo nel web italiano. Io penso che il problema sia che Internet in questo paese non viene presa seriamente dagli intellettuali. E' uno spazio in cui cazzeggiare, in cui ci sono cose interessanti, ma non sufficientemente serio per accogliere le loro preziose opinioni (figuriamoci poi discuterle).

    Nel resto del mondo se hai delle idee interessanti, aprirti un blog e iniziare a cercarti un pubblico è normale. Qua da noi se pensi di avere idee interessanti cerchi di farle pubblicare su un qualche giornaletto. E siccome le probabilità che il direttore e l'editore del giornaletto non abbiano capito cosa stia succedendo nel resto del mondo sono piuttosto alte, il meccanismo si inceppa.

    Forse i recenti eventi contribuiranno a cambiare la situazione, c'è da sperare che un numero sempre più grande di persone, soprattutto tra coloro che godono di punti di vista privilegiati, inizi ad arricchire la rete con idee nuove e soprattutto con la merce più rara e preziosa di oggi: la voglia di ascoltare.


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    © Copyright 2007 Paolo Valdemarin.