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Updated: 18-12-2005; 18:39:14.

 Martedì, 4 novembre 2003

La vignetta di Non Sequitur di oggi ricorda certe campagne del nostro governo per stimolare l'economia.

Massimo DotComa Moruzzi mi segnala gentilmente che lui questa pagina con MS Exploder la vede così. Io la vedo bene. Voi? Grazie.

Questa storia del decreto spalma-debiti-salva-calcio è l'ennesima barzelletta italiana, una di quelle che sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.

Ammetto di non essere minimamente interessato al calcio, ma essendo interessato da anni alla gestione di imprese trovo assolutamente scandalosa questa situazione. Se hai un'azienda vivi in un ambiente che ha una semplice regola: se alla fine dell'anno sei in perdita o trovi i soldi per ripianare la perdita o porti i libri in tribunale (cioè chiudi).

Dare la possibilità ad un piccolo numero d'aziende, alcune delle quali quotate in borsa, quindi aziende vere e proprie e non associazioni bocciofile, di prendere la perdita e distribuirla su 10 anni è una totale assurdità contabile. Ma pare che nessuno se ne meravigli in modo particolare, anzi, sento da più parti dire che è una legge quasi dovuta per salvare l'istituzione del calcio italiano.

Ma cos'ha di particolare il calcio italiano?

Alcuni dicono sia una grande industria. Può anche essere, ma perché mantenere un'industria in perdita? I debiti di una qualunque industria se non pagati si distribuiscono sull'intera società. Come in fisica anche in economia nulla si crea e nulla si distrugge: se i soldi non escono dalle tasche dei proprietari delle squadre da qualche altra parte devono uscire (indovinate un po'...)

Altri dicono che le squadre italiane sono schiacciate dalle troppe tasse. Ma se queste aziende sono in perdita non pagano di certo tasse sui redditi, quindi sono schiacciate da cosa? L'IRAP?

E' importante per l'economia? Non credo. Tutti ci dicono che il vero problema sono gli stipendi dei calciatori. Non è la Fiat che mantiene migliaia di famiglie, se decidessimo di chiudere "l'industria" del calcio manderemmo a casa qualche centinaio di dirigenti ed atleti strapagati che probabilmente non dovrebbero neanche preoccuparsi di trovare un altro lavoro.

Credo sia tutto molto più complicato: il calcio è potere. E' uno strumento per creare consenso, per distribuire potere, per affermarsi. E in questo momento in questo paese, più ci si avvicina alla cima dell'Olimpo politico, più la vita diventa facile, spesso attraverso leggi fatte ad hoc.

Ma siamo in Europa. Le squadre degli altri paesi europei si chiedono perché mai loro le perdite le debbano coprire mentre le squadre italiane, con cui si confrontano sui campi da gioco, non lo debbano fare se non in 10 anni. Di consegnenza un commissario europeo tenta di bloccare questo colossale inganno.

Speriamo bene, e auguri a tutti.

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© Copyright 2005 Paolo Valdemarin.